San Raffaele Arcangelo
29 settembre
Raffaele (Dio guarisce), è fra i sette angeli che
stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; cfr Ap 8,2),
accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio
e gli guarisce il padre cieco. Il nuovo calendario ha riunito
in una sola celebrazione i tre arcangeli Michele, Gabriele e
Raffaele, la cui festa cadeva rispettivamente il 29 settembre,
il 24 marzo e il 24 ottobre. Dell'esistenza di questi Angeli
parla esplicitamente la Sacra Scrittura, che dà loro un nome e
ne determina la funzione. S. Michele, l'antico patrono della
Sinagoga, è ora patrono della Chiesa universale; S. Gabriele è
l'angelo dell'Incarnazione e forse dell'agonia nel giardino
degli ulivi; S. Raffaele è la guida dei viandanti.
Il nome di Raffaele significa in ebraico " Dio risana ". La
Scrittura lo dice " uno (lei sette Angioli che stanno dinanzi
al Signore ". Più tardi, la tradizione ha esteso anche a lui
il titolo di Arcangiolo, che nella Bibbia viene dato soltanto
a Michele, Principe delle milizie celesti.
Dei tre, Raffaele è il meno noto, e meno diffuso è il suo
culto tra i fedeli. Forse ciò dipende dal fatto che egli
appare soltanto nell'Antico Testamento, ma non nel Nuovo, dove
figura invece Gabriele, l'Angiolo dell'Annunciazione, e
Michele, l'Angiolo guerriero dell'Apocalisse.
Anche nell'arte Raffaele ha avuto minore abbondanza di
raffigurazioni. I suoi attributi iconografici non sono
precisi, ma lo si riconosce perché, di solito, appare accanto
al giovanetto Tobiolo, come attento compagno di viaggio,
specialmente nell'episodio del pesce catturato nel Tigri.
Eppure la Bibbia ci dà, sul suo aspetto, un particolare assai
interessante. "Tobiolo - dice - incontrò un giovane
bellissimo, con le vesti succinte". Questa delle vesti corte
non è una nota di leggiadria, né un richiamo alla moda del
tempo. Per tutti i popoli che vestivano lunghe tuniche - per
gli Israeliti, come per i Romani - la prima necessità del
viaggio era quella di rialzarsi le vesti, lasciando libero il
passo alla gamba. E chi camminava con passo più spedito, più
alto sollevava l'orlo della veste, rimboccandola attorno alla
cintura.
Raffaele è dunque l'Angiolo viaggiatore, il celestiale
compagno di cammino. Ed è a lui che il vecchio Tobia, cieco e
giusto, affida il figlio Tobiolo, mandato a riscuotere un
credito di dieci talenti d'argento. Raffaele segue così
Tobiolo dall'Assiria alla Media, fino a Rages. Lo salva da
ogni male; lo libera da ogni pericolo, come quello del pesce
del Tigri.
Non solo. Egli stesso porta a buon fine l'incarico di Tobia,
riscuotendo i talenti. Per di più fa sposare a Tobiolo la
virtuosa figlia di Raguel Sara, dopo averla liberata da un
demonio che la perseguitava.
Finalmente, celebrate le nozze, Raffaele guida i due sposi
sulla strada del ritorno verso la casa paterna. E dopo il
felice ritorno, sempre per il consiglio di Raffaele, Tobiolo
restituisce prodigiosamente la vista al padre, ponendo sopra i
suoi occhi il fiele del pesce del Tigri. Così appare nella
Bibbia San Raffaele, l'Angelo viatore, dalle vesti sollevate
sugli svelti malleoli. Poiché è lui a presentare al Signore,
che le esaudirà, le preghiere di Tobia afflitto dalla cecità,
e quelle di Sara tormentata dal demonio, viene - o veniva -
invocato come protettore dei mali della carne e delle
infermità del corpo. Ma più giustamente, il protettore nei
viaggi viene considerato come esemplare Custode: colui al
quale ogni padre, come Tobia, vorrebbe affidare il proprio
figlio che affronta, solo, il lungo e sconosciuto viaggio
della vita.
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